Comunità dei figli di Dio
Ut Sitis filii Patris Vestri
Al Sasso: “una comunità di monaci nel mondo”
Dal primo novembre 1991, presso il Santuario del Sasso è presente la Comunità dei figli di Dio con alcuni membri della vita comune maschile. Dal 20 novembre 1993, dopo la morte del precedente Rettore don Josè Arcangelo Papi, il Vescovo di Fiesole ha affidato alla Comunità la custodia del Santuario. I monaci che quì vivono svolgono un servizio liturgico-spirituale e di accoglienza dei pellegrini che salgono al Sasso.
La Comunità dei figli di Dio è un’associazione di fedeli che desiderano vivere nel mondo il mistero dell’adozione filiale, avendo come strumenti quelli che nella Chiesa sono da sempre i mezzi propri della spiritualità monastica: preghiera, ascolto della parola di Dio, vita contemplativa, vita liturgica e sacramentale. Nel mondo: i membri della Comunità non si ritirano negli eremi, non vivono ordinariamente in perfetta solitudine, ma vivono da monaci nel mondo, tra gli uomini e nelle strutture sociali. Lavorano negli uffici, nelle scuole, nei posti pubblici, nelle case; sono uomini e donne, sono giovani e anziani, sono sposati e non sposati: uniti in un’unica famiglia mediante una consacrazione grazie alla quale si donano e si consacrano al Verbo di Dio, alla Vergine Madre e alla Chiesa.
La Comunità cominciò a nascere nel cuore di un sacerdote e di poche donne di Firenze, alla fine della guerra. Poi ebbe come guida un sacerdote di Palaia (PI), don Divo Barsotti, che con la sua predicazione, i suoi scritti e i continui viaggi di città in città operò la formazione e la crescita di una vera comunità religiosa.
Il fondatore è morto il 15 febbraio 2006 dopo aver trascorso la sua vita a Settignano (FI), a Casa San Sergio, che è il cuore spirituale di tutta la Comunità. Questa ebbe un primo riconoscimento diocesano nel 1950 a Firenze, quello definitivo nel 1984, sempre a Firenze, ed è ora diffusa in tutta Italia e ha qualche suo membro anche all’estero.
La Comunità dei figli di Dio è costituita da quattro rami: il primo ramo comprende i laici che vivono nel mondo, sposati o non sposati e anche sacerdoti i quali - dopo un congruo periodo di preparazione - si consacrano a Dio nella Comunità. Al secondo ramo appartengono gli sposi o coppie di sposi che desiderano impegnarsi a vivere in famiglia seguendo i dettami dei consigli evangelici e fanno i voti di povertà, castità coniugale e obbedienza. Il terzo ramo è per coloro che vivendo nel mondo, vogliono vivere la loro donazione a Dio nello stato verginale o vedovile professando i voti religiosi di povertà, castità e obbedienza. Infine il quarto ramo è la vita religiosa nelle case di vita comune, con fratelli e sorelle che lasciano tutto per vivere in case dove l’impostazione di vita è tipicamente monastica: preghiera, silenzio, lavoro, studio. Sono quattro rami in una sola famiglia. Tutti i membri cioè condividono la stessa spiritualità monastica in un unica tensione verso l’essenziale, nella ricerca di Dio come Assoluto e nella piena dedizione alla sua volontà. E’ il tentativo di vivere la radicalità cristiana in un monachesimo interiorizzato, di vivere fino in fondo, consapevolmente e volontariamente il battesimo per essere non solo di nome ma anche di fatto “figli di Dio”.